domenica 13 settembre 2015

le alte torri #15


L’idea, disse P.L., è quella di entrare in contatto con questi piccoli gruppi di spacciatori, africani e arabi, sfruttare i soldi ricavati dal traffico di sostanze per aumentare il nostro controllo del territorio, bisogna creare spazi liberi dalla polizia, dalla politica, dalle insidie religiose, le chiese devono rimanere vuote, così le cabine elettorali, non ci devono essere più divise in giro a dire cosa si può e cosa non si può fare, dobbiamo partire dallo spaccio di sostanze, che si è creato in maniera autonoma e disomogenea e organizzarlo.
Dovevo trovare un modo per entrare in contatto con questi piccoli gruppi, parlavo con qualche spacciatore, frasi semplici, quelle che lui conosceva della mia lingua, senza comprare nulla, per vedere come me la cavavo, se riuscivo ad inserirmi, ad avere la sua fiducia. Conoscevo qualche parola di arabo e un buon esercizio era stare seduto tra gli spacciatori e ascoltarli mentre discutevano, cercando di riconoscere quante più parole possibili, era un lavoro lungo e bisognava avere pazienza.
Mi spostavo dal quartiere vicino alla stazione, dove c’erano i ragazzi arabi a quello nei pressi del ponte sulla ferrovia, dove si trovavano i ragazzi africani, questo quartiere aveva una strada più grande che lo divideva in due parti, tutto intorno una ramificazione di vicoli in cui i ragazzi sostavano nel buio, pronti a venderti, dopo il contatto visivo, la loro merce.

Altre volte, invece, preferivo comprare e osservare le loro tecniche, provavo le sostanze, quelle vendute per strada non erano quasi mai di prima qualità, altre volte ancora osservavo e basta, seduto su un gradino di un negozio o su una panchina, guardavo i ragazzi e tracciavo mappe mentali dei loro spostamenti, di dove tenevano le sostanze, dovevo trovare un modo per unirli, fargli percepire la realtà del mondo in cui si trovavano, insegnargli la possibilità di cambiare quel mondo, quella realtà, non erano solo le sostanze a darci questo potere ma anche il desiderio del caos e di un nuovo ordine, Pavel L. era un agente del caos, sempre pronto a fare crollare i muri delle abitudini, delle convenzioni e del vivere sociale.

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