lunedì 14 settembre 2015

Ausgang #11

Le giornate avevano perso la loro frenesia e le cose da fare erano diventate più semplici, cogliere frutta e verdure dall’orto, pulire la casa, cucinare. Avevo una piccola stanza e vivevo con una famiglia del posto, la casa era enorme e c’erano sempre dei lavori da svolgere,  davo una mano e in cambio avevo vitto, alloggio e un po’ di soldi. Altri li avevo da parte, venivano dalla mia vita precedente, non c’era nessun progetto, nessuna aspettativa, se non quella di stare tranquillo il più a lungo possibile. Niente droghe, niente sigarette, molta birra.

Passeggiavo lungo un fiume e attendevo, senza ansie, il passare del tempo e il mutare delle stagioni, c’era un lago dove nuotare, nelle giornate in cui il sole splendeva, erba su cui stendersi con il corpo bagnato, mi piaceva andare nell’acqua nudo e poi sentire il calore della luce sulla pelle fredda, i capezzoli duri, i coglioni contratti.

La notte leggevo oppure prendevo il quaderno e mi mettevo a scrivere, alcune mattine dovevo alzarmi presto, altre no. La coppia che abitava nella casa aveva una figlia di quasi due anni, Sofia, quando avevo del tempo libero mi piaceva passarlo insieme a lei e giocavamo per ore, ci capivamo alla perfezione, senza parlarci, solo guardandoci negli occhi.

Sofia camminava nel giardino e prendeva more, fragole e lamponi, le mani e la bocca sporche, quando mi vedeva mi correva incontro, lanciando gridolini argentati, ci sorridevamo, mi stava insegnando il modo giusto di affrontare le cose, di essere presente in ogni momento, con la sua curiosità, il suo essere viva e meravigliosa, un attimo dopo l’altro.

Al tramonto bevevo una birra, mi sedevo da solo sotto un albero, provavo a pensare al passato, stava scomparendo, non c’erano echi, voci, immagini. La scelta migliore era lasciarsi tutto dietro, dimenticare, svanire come la dolce luce del crepuscolo.

Facevo passeggiate in bicicletta, ancora non capivo bene la nuova lingua, riuscivo a comunicare l’essenziale in inglese, per adesso bastava così.

L’odore di una rosa in un vaso, accanto al letto.


Le sue spine, un bacio dietro al collo, promesse mai mantenute.

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