domenica 27 settembre 2015

le alte torri #16


Ero seduto sotto un albero, in un parco, un pomeriggio silenzioso e dorato, bevvi un sorso di una delle sostanze liquide che avevo trovato nella valigetta che mi aveva lasciato P.L., quelle sostanze erano molto interessanti e ne stavo scoprendo effetti, dosaggi, potenzialità e pericoli. Questa era di un colore azzurrino, bevvi un altro sorso e iniziai, dopo pochi minuti, a sentirmi sempre più leggero, perdendo peso, mentale e corporeo, vidi il mio corpo seduto e poi il parco e il quartiere e la città dove ero, tutto  si trasformò in una mappa dettagliata e tridimensionale, potevo muovermi tra le linee, i colori brillanti, le scritte, i segnali, cercai di imprimere le informazioni sulla macchina morbida rinchiusa nella scatola cranica, poi scivolai oltre il limite del visibile, notte oscura ed occhi pesti, lo scintillio di uno sguardo carico di odio poco prima dell’arrivo dell’aurora.

Ero seduto in una stanza e guardavo il pavimento, era formato da strani mosaici che sembravano cambiare forma sotto il peso della luce, perché in questa stanza c’erano lampade arabe ad olio che scendevano dal soffitto e la luce colava, densa, quasi tangibile, fino al pavimento, dando vita ai mosaici, ai piccoli tasselli di vetro incastonati tra gli altri, composti da diverse pietre, adularie, opali, agate, ametiste, erano i loro colori illuminati dalle lampade a creare immagini e misteriose figure che nell’aria immobile della stanza si muovevano, lasciando scie di fumo, fragranze orientali, note di sandalo, legno, oppio - fumai alcune boccate da una  pipa d’avorio e mi stesi su un divano basso e lungo, appoggiato ad uno dei muri, bevvi un sorso di tè alla menta e attesi.

Pavel stava parlando, non lo avevo visto entrare nella stanza, era seduto in una confortevole penombra, in modo che non potessi vedere il suo volto, non sapevo che sembianze avesse, la sua voce era lontana, profonda, fece anche lui alcuni tiri dalla pipa, le sue parole erano melodiche, creavano immagini nella mia mente, una comunicazione psichica, un antico canto rituale, mi persi in quella visione.

Ritornammo alla lucidità, fuori da quella stanza, eravamo seduti su una panchina, in un parco, in una zona poco frequentata della città e Pavel mi parlò, nella mia lingua, dell’accoppiamento umano e della prostituzione, dell’energia sessuale e del suo controllo. Le migliori vengono dalla Thailandia o dai paesi del SudEst asiatico, le educano sin da bambine, disse P.L., sanno cosa devono fare e come, il passaggio successivo è quello dal controllo del corpo al controllo della mente, imprimere nel cervello un bisogno che solo loro, in futuro, sapranno soddisfare, la chiamano anche Arte Della Manipolazione. Nelle società occidentali il sesso è sotto controllo: politico, religioso, sociale. L’educazione pornografica eletta a sistema di formazione, l’attenzione maniacale per i dettagli, la suddivisione del corpo nei suoi elementi costitutivi esterni, la creazione di un’attenzione magnetica per quei dettagli, il condizionamento pavloviano, i cani abbaiano, gli uomini hanno erezioni controllate, quel bisogno sarà soddisfatto esclusivamente dalle nostre prostitute, distruggeremo il concetto di famiglia, la sua unità, manderemo puttane e spacciatori fuori dalle scuole, dalle chiese, bombarderemo la mente con immagini, il bisogno sarà perenne.


Chiusi per un attimo gli occhi, ascoltavo ancora le parole di P.L. nella mia mente, lui non era più qui, era scomparso, nel cielo passò un aereo, mi accorsi che la mia mano sinistra stava tremando.

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