Ero
seduto sotto un albero, in un parco, un pomeriggio silenzioso e dorato, bevvi
un sorso di una delle sostanze liquide che avevo trovato nella valigetta che mi
aveva lasciato P.L., quelle sostanze erano molto interessanti e ne stavo
scoprendo effetti, dosaggi, potenzialità e pericoli. Questa era di un colore
azzurrino, bevvi un altro sorso e iniziai, dopo pochi minuti, a sentirmi sempre
più leggero, perdendo peso, mentale e corporeo, vidi il mio corpo seduto e poi
il parco e il quartiere e la città dove ero, tutto si trasformò in una mappa dettagliata e
tridimensionale, potevo muovermi tra le linee, i colori brillanti, le scritte,
i segnali, cercai di imprimere le informazioni sulla macchina morbida rinchiusa
nella scatola cranica, poi scivolai oltre il limite del visibile, notte oscura
ed occhi pesti, lo scintillio di uno sguardo carico di odio poco prima
dell’arrivo dell’aurora.
Ero
seduto in una stanza e guardavo il pavimento, era formato da strani mosaici che
sembravano cambiare forma sotto il peso della luce, perché in questa stanza
c’erano lampade arabe ad olio che scendevano dal soffitto e la luce colava,
densa, quasi tangibile, fino al pavimento, dando vita ai mosaici, ai piccoli
tasselli di vetro incastonati tra gli altri, composti da diverse pietre,
adularie, opali, agate, ametiste, erano i loro colori illuminati dalle lampade
a creare immagini e misteriose figure che nell’aria immobile della stanza si
muovevano, lasciando scie di fumo, fragranze orientali, note di sandalo, legno,
oppio - fumai alcune boccate da una pipa
d’avorio e mi stesi su un divano basso e lungo, appoggiato ad uno dei muri,
bevvi un sorso di tè alla menta e attesi.
Pavel
stava parlando, non lo avevo visto entrare nella stanza, era seduto in una
confortevole penombra, in modo che non potessi vedere il suo volto, non sapevo
che sembianze avesse, la sua voce era lontana, profonda, fece anche lui alcuni
tiri dalla pipa, le sue parole erano melodiche, creavano immagini nella mia
mente, una comunicazione psichica, un antico canto rituale, mi persi in quella
visione.
Ritornammo
alla lucidità, fuori da quella stanza, eravamo seduti su una panchina, in un
parco, in una zona poco frequentata della città e Pavel mi parlò, nella mia
lingua, dell’accoppiamento umano e della prostituzione, dell’energia sessuale e
del suo controllo. Le migliori vengono dalla Thailandia o dai paesi del SudEst
asiatico, le educano sin da bambine, disse P.L., sanno cosa devono fare e come,
il passaggio successivo è quello dal controllo del corpo al controllo della
mente, imprimere nel cervello un bisogno che solo loro, in futuro, sapranno
soddisfare, la chiamano anche Arte Della Manipolazione. Nelle società
occidentali il sesso è sotto controllo: politico, religioso, sociale.
L’educazione pornografica eletta a sistema di formazione, l’attenzione
maniacale per i dettagli, la suddivisione del corpo nei suoi elementi
costitutivi esterni, la creazione di un’attenzione magnetica per quei dettagli,
il condizionamento pavloviano, i cani abbaiano, gli uomini hanno erezioni controllate,
quel bisogno sarà soddisfatto esclusivamente dalle nostre prostitute,
distruggeremo il concetto di famiglia, la sua unità, manderemo puttane e
spacciatori fuori dalle scuole, dalle chiese, bombarderemo la mente con
immagini, il bisogno sarà perenne.
Chiusi
per un attimo gli occhi, ascoltavo ancora le parole di P.L. nella mia mente,
lui non era più qui, era scomparso, nel cielo passò un aereo, mi accorsi che la
mia mano sinistra stava tremando.
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