lunedì 21 settembre 2015

Ausgang #12

Nella chiesa le immagini sacre si muovevano in brevi sequenze che si ripetevano in cicli, una donna con delle spade che le penetravano il cuore, facendolo sanguinare, le erezioni del cristo crocifisso, il pene duro che splendeva di luce, affreschi di nuvole che si aprivano e chiudevano, istantanee dell’apocalisse, messaggi subliminali di un inferno misterioso e irraggiungibile – i colpi della campana, cerchi d’argento concentrici, le canne dell’organo erano enormi, si allungavano nelle alte navate, falli metallici dalla voce acuta e avvolgente, i piedi di una ragazza inginocchiata, le cosce nude come sublimi tentazioni, i suoi occhi accoglienti, il ventre caldo, le parole del sacerdote risuonavano come fredda pietra battuta dal ferro, la pelle bruna della schiena, vicina e proibita – in treno le immagini scorrevano sulla destra, ULM, STUTTGART, linee di luce elettrica, tunnel e connessioni mentali, rumori dall’iperspazio, file di alberi, piloni dell’alta tensione, totem alieni, i ponti di cemento si susseguivano, gli infiniti depositi di macchine, scintille di metallo, colonne che tagliavano il cielo in sequenze di nuvole a bassa quota, tubi di lamiera intrappolati nei muri di mattoni rossi delle fabbriche, un bicchiere di vetro in cui osservare un percezione liquida della realtà, origami di luce, l’ombra improvvisa di una mano che scrive.


Qualcuno mi passa una pipetta per fumare erba, il primo tiro mi brucia i polmoni, facendomi tossire, lasciandomi senza fiato, costellazioni di muta bellezza in un cielo oscuro e maestoso, la pressione calda delle cosce di una donna contro le mie, i suoi piedi nudi, le unghie laccate di rosso, il suo corpo oscillava, l’energia bianca mi gonfiava i coglioni, la sentivo vibrare, concentrarsi nella punta del cazzo – il sentiero mi aveva portato in una radura, in alto, il vento frusciava, facendo cantare centinaia di piccole foglie, l’aria accarezzava il mio corpo, piaceri sconosciuti, la bocca di una giovane ragazza da riempire, le rotaie/linee parallele ai margini di un fiume, un buco di culo da fottere, i disegni primitivi di un cazzo, le epidermidi psichedeliche degli invitati che si trasformavano in mosaici di luci colorate, qualcuno sente ancora il bisogno di confessare i propri peccati? Di unire le proprie mani in preghiera? Echi di orgasmi e dolore, l’astinenza di una privazione, i minuti come schegge impazzite del tempo.

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