Oltre i confini della città, le montagne dai
profili azzurri, sotto un cielo dello stesso colore, in un continuo contatto e
scambio di forme, le nuvole che si avvicinano, nere e pesanti – i
quartieri, la terrazza dove mi trovavo, in piedi, nudo, l’energia rossa che
pulsava, il vento si è alzato, ha fatto sentire la sua voce, il vento parlava
la stessa lingua della pioggia, la annunciava, ne portava l’odore addosso, i
primi tuoni, l’aria si riempiva di attesa, l’energia azzurra vibrava intorno al
mio corpo, lo caricava, energia azzurra e energia rossa, le luci improvvise dei
fulmini, l’elettricità danzante, i serpenti di fosforo cadevano verso la terra,
bagliori intensi e brevi, piaceri sconosciuti, la pioggia iniziò ad arrivare,
poche gocce, oblique, sul petto, sul volto, altri tuoni, altri fulmini,
l’energia si trasformava, cresceva, pulsava nella carne, il ritmo primitivo
delle gocce che battevano sulle lamiere di metallo, sempre più forte, i primi
chicchi di grandine, ritmi cupi e ossessivi, sul petto, sul corpo, sul cazzo,
erezioni da rettile, i fulmini precipitavano, il cazzo tirava verso l’alto, il
cielo, le nuvole, verso la stessa sconfinata creazione.
Paura, come alle origini del mondo, le divinità
dimostravano la loro potenza, nudo, bagnato, energia viola e pulsante nella
punta del cazzo, le montagne in lontananza come visioni d’asceta, la carne
doleva, gli uccelli seguivano misteriose correnti d’aria, gli uccelli erano
apparsi di nuovo, la pioggia era finita, l’aria era fresca e carica di odori,
seguivo con lo sguardo le piume brillanti, le traiettorie del volo, il sole
tagliava il grigio e il nero, squarci di luce, ferite di splendore, guardai il
cielo aprirsi, venni in lampi elettrici ed esplosioni di energia azzurra, tuoni
mentali risuonavano veloci, dalla punta del cazzo gocciolava una rugiada di un
bianco sporco, iniziò a piovere, un’altra volta – antichi rituali, le piume
degli uccelli, le maschere intagliate nel legno, i tatuaggi, le sostanze, i
canti, i tamburi e i ritmi, le visioni, le parole nella mente, la forma di
quelle parole, i mantra ripetuti – caricare/scaricare l’energia, il mondo
parlava lingue dimenticate, comunicazioni misteriose e arcaiche, le
ascoltavo, le lasciavo entrare, creavano immagini, nuove connessioni – adesso
c’è silenzio nella stanza e un leggero rumore di pioggia, fuori. La realtà è
liquida, sfuggente, femminea. Le foglie degli alberi si muovono, che cosa esse
dicano rimane solamente poesia.
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