martedì 22 settembre 2015

Berlin #1


Vecchi fabbricati, mattoni, l’asfalto attraversato da rotaie arrugginite, ovunque macerie, resti, crolli dimenticati, immagini sui muri, distorsioni visive, il silenzio interiore, l’eco del fruscio delle foglie, eserciti di nuvole marciano nel cielo, le fiaccolate degli uomini in nero, gli stivali lucidi che battono la terra con un unico sordo rumore, le piramidi di libri incendiate – cammino tra i vecchi fabbricati, misteriose percezioni, si aprono alcune porte che non oso varcare, un enorme fungo blu si innalza nel ventre di un magazzino in rovina, lamiere, metallo e mattoni, i punk sdraiati sotto strutture di ferro, il vento freddo e tagliente, il freddo interiore, la ruota del tossico, due ragazzine camminano sorseggiando qualcosa da una tazza di plastica, i treni mi scorrono accanto, davanti, perdendosi in prospettive espressioniste, i tagli obliqui delle inquadrature, il volto di marlene che sorge dall’oscurità, le sue scarpe e le sue valigie, gli abiti di scena, der blau engel canta con voce roca e una sigaretta attaccata al labbro inferiore – nel sogno alexander mi parlava, mi raccontava delle cose, una voce mentale, un bambino magico capace di trascinarmi in luoghi di incanto – il popolo portava, come in una processione, effigi di grandi volti, una croce di luce risplendeva, segno divino, sulla sfera di metallo della fernsehturm, trasmissioni di regime, le stanze degli interrogatori, le mani che sudano, non fare movimenti, metti le mani sotto le cosce, la lampada puntata in faccia, le domande, monotone, ripetitive, ogni volta da capo, ogni volta da capo, la cella e l’isolamento, rudolf hesse che cammina sotto il peso degli anni e del silenzio nel cortile di Spandau, nel suo logoro cappotto di polvere e ricordi, ho passato non so nemmeno quanto tempo in quella cella, ho imparato la vastità dello spazio interiore, ho imparato come muovermi in quello spazio, sono fuggito così lontano che nessuno potrà mai più raggiungermi. 

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...