lunedì 7 dicembre 2015

Berlin #4



Lavoriamo per il denaro e anche perché degli spazi, dei luoghi, rimangano liberi, zone della mente autogestite, senza influenze di pensiero, senza forme di consumo, di solito è tra le rovine delle vite passate, dei fallimenti, dove rimangono detriti, qualcosa di distrutto, che le persone si nascondono, nell’attesa di liberarsi o scomparire una volta per tutte – le grandi eliche bianche girano lentamente mosse da forze invisibili, i fili dorati che ci tengono uniti, che ci legano al mondo, impossibili da vedere per la maggior parte delle persone, splendenti per pochi, visioni e riflessi, di luce che muta nel movimento, l’architettura dell’illusione, progetti e utopie, muri crollati e ricostruiti, una città divisa, la cui storia si confonde ad ogni passo, lasciando che i colori, i suoni, gli odori si impossessino delle nostre percezioni – poi siamo noi la città, le strade e i treni, le fabbriche, i palazzi di vetro e metallo, i tunnel sotterranei, le rotaie, le croci uncinate impresse nella carne di una memoria che non potrà mai conoscere l’oblio.

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