Lavoriamo per il denaro
e anche perché degli spazi, dei luoghi, rimangano liberi, zone della mente
autogestite, senza influenze di pensiero, senza forme di consumo, di solito è
tra le rovine delle vite passate, dei fallimenti, dove rimangono detriti,
qualcosa di distrutto, che le persone si nascondono, nell’attesa di liberarsi o
scomparire una volta per tutte – le grandi eliche bianche girano lentamente
mosse da forze invisibili, i fili dorati che ci tengono uniti, che ci legano al
mondo, impossibili da vedere per la maggior parte delle persone, splendenti per
pochi, visioni e riflessi, di luce che muta nel movimento, l’architettura
dell’illusione, progetti e utopie, muri crollati e ricostruiti, una città divisa,
la cui storia si confonde ad ogni passo, lasciando che i colori, i suoni, gli
odori si impossessino delle nostre percezioni – poi siamo noi la città, le
strade e i treni, le fabbriche, i palazzi di vetro e metallo, i tunnel
sotterranei, le rotaie, le croci uncinate impresse nella carne di una memoria
che non potrà mai conoscere l’oblio.
lunedì 7 dicembre 2015
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
freewheelin' #82
Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...
-
I dolori iniziano lunedì mattina, al lavoro. Durante la lezione mi tocco il lato destro della bocca e sento crescere una...
-
Le attese nel sottosuolo e quelle in superficie e grandi uffici in cui il tempo si sgretolava in rumori e sequenze e rumori elettronici - ...
-
C’era Alain in una stanza, avevamo un meeting segreto ed eravamo seduti ai due lati di un tavolo, poi lui si era alzato e aveva preso un d...
Nessun commento:
Posta un commento