martedì 29 dicembre 2015

le alte torri #27



Il dottor Ballard parlava sempre del tempo, della pioggia e del sole, del freddo e del caldo, trovandosi ogni volta scontento, era una sua ossessione. Incontrai Lynn in un sogno, era un gatto che mi si strusciava addosso. L’avevo riconosciuta dagli occhi. Durante la cerimonia, lungo le strade, gli uomini incappucciati portavano croci infuocate. Altri indossavano maschere bianche con baffi neri, camminavano in fila, tra le urla delle persone che assistevano all’antica processione. Sarebbero arrivati in una vallata, una volta lasciati i vicoli del paese, le case basse da cui si affacciavano uomini e donne, completamente ubriachi e urlanti. Nella vallata avrebbero acceso un immenso falò, per dare fuoco alla notte e ai suoi demoni. Nella mia stanza, nel quartiere, era entrato qualcuno. Avevo trovato i cassetti aperti. Non era stato portato via niente, non c’erano orme o tracce. La persona che era entrata o l’entità che vedevo nella mia mente aveva fatto saltare la serratura con un tubo di acciaio o almeno questa era l’ipotesi più probabile. Assunsi un po’ di polvere verde, sdraiato sul letto, mentre qualcuno cercava di riparare la porta. Le entrate e le uscite andavano sempre controllate, bisognava ripassare le parole e le frasi per poter passare, non tutte le porte erano normali, alcune avevano strani poteri e potevano condurti, velocemente, in luoghi misteriosi. Erano mesi che esploravo queste entrate e il modo di usarle. La porta del mio appartamento era normale, l’uomo che la stava aggiustando, che vedevo per la prima volta, mi chiese se volevo apportare qualche cambiamento, i suoi occhi luccicavano, gli offrii della polvere verde e gli dissi che fare una modifica era un’ottima idea, lui si mise subito al lavoro. Fotografie mentali in bianco e nero della luce e dell’ombra, dei volumi dei palazzi e delle prospettive, aveva piovuto molto la notte passata e il giorno dopo, di mattina, mentre passeggiavo per le strade ancora bagnate, osservavo il mondo attraverso i riflessi delle pozzanghere, il mondo capovolto, le radici come rami, guardai il cielo al contrario e camminai sulle nuvole, la polvere verde stava funzionando, quando ero tornato a casa mi ero accorto che qualcuno era entrato durante la mia assenza, nulla era stato portato via, quella persona o quell’entità stava cercando qualcosa, avevo ridato la valigetta a Pavel da molto tempo o almeno pensavo che fosse così, tenevo le sostanze in una scatola blu che avevo nascosto in un luogo segreto, non rivelando neanche a me stesso quale fosse ed era impossibile per chiunque trovarla, nel momento in cui avevo bisogno delle sostanza, bastava che pensassi alla scatola blu per farla apparire nella mia mano. Il lavoro è finito, disse l’uomo della porta, sorridendo, questa è la chiave. E me ne mise in mano una esagonale, azzurra. La serratura era dello stesso colore. Grazie, gli dissi, prima di ucciderlo.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...