sabato 26 dicembre 2015

fotografia numero quattro

Riverberi sonori e circolari, lei era sdraiata su una poltrona verde e indossava solo dei calzini, dello stesso colore, una volta, mentre le accarezzavo i piedi ho trovato un piccolo buco sui calzini che indossava, mi ha fatto sorridere, era ancora una bambina – le osservavo il culo, il sorriso delle natiche, la pelle bianca, liscia, il braccio destro piegato, la mano che sfiorava la base del collo, tra il suo corpo e la poltrona c’era una vestaglia rossa, la mia, una moquette marrone ricopriva il pavimento, era confortevole camminarci sopra, a piedi nudi, soprattutto quando era inverno e fuori dalle doppie finestre si poteva vedere la neve e immaginare il resto, stai ferma, le dissi, misi a fuoco e scattai.

Molte stanze, tanti corridoi, una lunga libreria di legno a due piani, le mutandine messe ad asciugare nella camera dove avrei dormito, stranamente non ci ho fatto nulla, alle piccole pinzette di ferro, attaccate ad una sottile asticella di metallo, invece, non ho saputo resistere. Ai bordi di una piazza, una donna conosciuta è arrivata per farci delle foto, lei mi ha abbracciato, io ho tirato fuori il cazzo, la cappella rossa, ho sorriso e ho detto – scatta.

Il ponte di una nave che scivola su un fiume immenso, lei che guarda dritto nell’obiettivo, una ciocca di capelli bianchi, una coperta gialla intorno alle spalle, varie tonalità di ocra, ovunque, riflessi, bagliori e scintille – un’istantanea della mia giovinezza, seduti su una panchina di ferro, sul ponte di un traghetto, la consistenza della vernice, il suo corpo caldo, vicino, l’odore del mare e quello del tramonto, scivolavamo anche noi, verso anni in cui non avremmo saputo più niente l’uno dell’altra, lei mi amava in quel momento, qualcuno ci scattò una foto, quell’isola divenne poi solo un altro luogo della mente.

L’ombra di una piramide, il deserto silenzioso.


Due figure sedute sulle enormi pietre, il volto della luna, il suo splendente pallore, fredda sabbia, tra le fessure dei ricordi.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...