martedì 15 dicembre 2015

camminare #8

Le immagini della vallata, al rallentatore, la luce arriva obliqua, delicata, sulle cime ormai spoglie dei faggi, in raggi trasversali, da est, un versante è ormai nell’oscurità, i tronchi neri, la neve che ricopre le foglie morte, l’altro è inondato di luce, una quieta marea di tenui colori caldi, la linea che divide questi due mondi avanza con lo scendere del sole dietro le montagne, dal fondo della vallata risale sui loro versanti di alberi, pietre e foglie cadute, infuocandole di meraviglie, si accendono, al tramonto, i colori dell’autunno, mentre l’inverno appare silenzioso ad alta quota, con le sue orme di bianco brillante, milioni di scintille e riverberi  che danzano sulla fredda superficie ghiacciata. Scivolare, lastre ormai spesse, piccole pietre intrappolate, il ciclo delle stagioni solca rughe sulla terra, le cortecce che diventano più ricche di dettagli, i rami che si deformano, curvandosi e piegandosi, con centinaia di sottili dita, ormai libere dai verdi disegni  della primavera e dell’estate, mentre si muovono lentamente, come sospese nell’aria, seguendo melodie invisibili.
Nei passi, nei respiri, c’è qualcosa di così profondo, di essenziale, una voce e un silenzio con i quali il bosco comunica, immagini, fugaci visioni, i suoi scherzi, la sua gioia, nelle improvvise alterazioni visive e il suo amore, nel modo in cui ogni fenomeno è così dolce e calmo nel suo manifestarsi, amore nel modo in cui ti accoglie al suo interno, svelandoti la sua bellezza, passo dopo passo, respiro dopo respiro, amore, nell’essere un’unica cosa insieme a lui, nel vedere le tue stesse emozioni risplendere sui manti di neve con cui la terra, infine, si ricopre.

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