Avevamo camminato lungo
l’Under den Liden, faceva freddo e sentivamo un senso di disagio, mentre
scivolavamo anonimi e in silenzio tra le persone, ci fermammo davanti alla
Branderburger Tor e vedemmo i cavalli di pietra volare nel cielo, oscillavano
appesi alle funi metalliche delle gru, l’angelo con la croce uncinata veniva
illuminato da dietro, il sole filtrava tra coltri di nubi grigie, scene
dall’apocalisse, sussurrai, lei sorrise e mi prese sottobraccio, stringendosi
al mio corpo, guardai il cavallo, si stava posando per terra, qualcuno scattò
una foto – c’erano pareti che si stavano sgretolando, l’intonaco stava cadendo,
lasciando macchie di colore opaco, lei aveva comprato della vernice blu, la
avremmo mai usata? – nella stanza si era sdraiata sul letto, con le scarpe
ancora ai piedi, c’erano dei fili che strisciavano dalle prese elettriche lungo
il pavimento, ero nudo, eccitato, presi una delle sue scarpe con il tacco e mi
ci masturbai dentro, senza venire, lei mi guardava divertita, sorridendo, si
alzò e mi strinse il cazzo, forte, alla base, la guardai più intensamente negli
occhi, lei abbassò lo sguardo, si inginocchiò e lo prese in bocca, era calda e
umida, venni tenendo le mani dietro la schiena, senza toccarla, lasciandola
libera di fare quello che voleva.
Gli appunti sui fogli
sparsi sul tavolo della cucina, senza pavimento, qualcuno aveva tolto le assi
di legno, lei preparò del tè, continuai a leggere i fogli, scattami qualche
foto nuda, mi chiese, mentre faccio finta di dormire, più tardi, le dissi. Fuori, le ombre degli alberi ancora cercavano di entrare nei nostri desideri.
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