martedì 15 marzo 2022

Orgiva #76

 I volti di alcune persone erano la testimonianza di quanto fosse orribile la nostra specie, c’erano tratti di demenza in quelle facce, di una stupidità visibile e fastidiosa e veniva da chiedersi perché la gente si riproducesse, perché non si decidesse all’unanimità di scomparire da questo pianeta e di farla finita con la razza umana una volta per tutte.

E i miserabili nei vicoli del pueblo sembravano essere afflitti dagli stessi problemi di chi apparentemente miserabile non era, cioè quelli che avevano un lavoro, una casa, forse dei progetti, qualcosa da realizzare, però sentivo uscire delle loro bocche le stesse lamentele, le stesse incomprensioni. C’era una guerra aperta fra di loro per i posti migliori nei quali mendicare, accompagnata da una politica di infima insoddisfazione personale, di mediocre e meschina competitività. I poveri stronzi non si aiutavano a vicenda come ci si sarebbe aspettato che facessero, vista la condizione in cui erano, non c’era nessuna solidarietà che la strada gli avesse insegnato, seguivano ancora gli stessi schemi mentali della società dalla quale erano stati ripudiati o dalla quale si erano voluti escludere da soli, non che avesse poi molta importanza. Lo scrittore li osservava e poi si era stancato di guardarli e aveva promesso a qualcuno che non avrebbe più scritto di sesso, delle sue fantasie erotiche e delle sue perversioni e che fissandosi in uno specchio si sarebbe girato dall’altra parte, perché era più semplice cercare risposte al di là del proprio mutevole riflesso che dentro se stessi.

Era ferragosto e la cosa migliore da fare mi sembrava quella di passare le ore in piscina a bere birra e rimanere in silenzio e aspettare così l’arrivo della sera, quando la morsa del caldo diveniva meno soffocante. Quello era il momento migliore per il vino e per mettersi a scrivere e per farsi sedurre da tutte le parole che la notte sussurra prima che i sogni ti rapiscano per ricordarti chi sei e chi non sei stato mai. Fuggirai ancora, ragazzo mio, ti cercherò, sarò la tua ombra, vattene lontano, ti troverò ancora, sarò il tuo demone solitario, il tuo amante, lo sai, lo hai sempre saputo, ci conosciamo da così tanto tempo, abbiamo gli stessi occhi, la stesse pelle, lo stesso cuore, lo stesso cazzo, galleggiamo nel tempo, corriamo nel vuoto, esistiamo in un mondo e in tutti quelli che abbiamo immaginato e oltre ad essi in ogni poesia che ci siamo dedicati, che abbiamo scritto e bruciato, per cui abbiamo pianto, lottato e amato.

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