mercoledì 9 marzo 2022

Senza titolo

 C’era una deriva che mi sembrava appartenesse a tutti quanti, insieme alle promesse perdute della giovinezza e a una consapevolezza ancora difficile da raggiungere, che sarebbe dovuta essere la nostra maturità o forse solo un altro modo per invecchiare. Osservavo questo continuo e lento disperdersi delle energie, giorno dopo giorno e anche la sottile meraviglia di essere vivo, in un corpo e poi ovunque, al di fuori di esso e poi c’era la stanchezza causata da ogni incomprensione, da ogni discorso che non mi avrebbe portato da nessuna parte. C’erano ruote di pensieri che spingevamo in avanti solo per tornare indietro, schiavi inconsapevoli del nostro stesso tormento, piramidi distrutte e imperi della mente svaniti nel tempo e ombre sul palcoscenico e attori in preda a crisi epilettiche e decrepiti sciamani i cui canti invocavano visioni ormai senza più potere. Non c’erano più terre sconosciute e cieli misteriosi ad ammantare di pericolo la nostra immaginazione e non ci risarebbero stati più viaggi, né esplorazioni a portarci dall’altra parte di questa stantia ripetizione di gesti inutili, nocivi, insulsi, di questo dramma scadente buono per un’ora e mandato avanti per secoli, era la noia a dirci cosa fare e la mancanza di fantasia a rinchiuderci nella nostra stessa gabbia di percezioni svanite. Mi chiedevo quale fosse il nome della montagna sulla quale avrei voluto nascondermi e quale fosse il nome dell’abisso nel quale nessuno mi avrebbe più trovato e stranamente questo nome era il mio. Le vecchie e familiari paure erano diventate rare e inconsistenti e quasi ne sentivo la mancanza, di queste ossessioni che ci costringono a essere chi non siamo. Il mio sguardo era triste o forse era solo il riflesso di tutto quello che non avevo capito e continuavo a non capire di questa vita e c’erano luoghi e persone che avrei lasciato di nuovo, solo per non sapere più niente di loro e c’era un cammino solitario che mi aspettava per portarmi verso un altro esilio, un’altra casa che esisteva solo dentro di me, quando chiudevo gli occhi e ogni cosa diveniva, finalmente, reale.

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