mercoledì 10 febbraio 2016

Berlin #11

Le donne sorridevano, per strada, nei negozi, sembrava ti conoscessero e sapessero qualcosa di te – bevevo una birra passando da una stazione ad un’altra, alcuni entravano nei vagoni con delle buste, pieni della loro vita o di quello che ne rimaneva - le immense foto di corpi femminili, nudi, scultorei, distanti - sedevo alla scrivania dello studio, dalle vetrate potevo vedere qualsiasi cosa, bastava immaginarla, un paio di scarpe con i tacchi alti appoggiate ad uno scaffale, un manichino femminile in posizione verticale, le mani sul pavimento, i piedi in aria, i libri di fotografia posati per terra, il divano, gli autoscatti con il cazzo di fuori, nelle stanze di albergo, nei bagni pubblici, davanti a qualsiasi specchio – i cortili delle fabbriche - gli oggetti che si incontrano, si combinano, si uniscono in composizioni di rivolta, tracce di chi è passato senza svanire, segni sul muro, tutto ciò che è crollato sarà condannato ad essere ricostruito.


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