ero legato alla croce di sant’andrea. mani e piedi.
ero nudo. delle mollette mi stringevano i capezzoli e il dolore era qualcosa di
molto eccitante. avevo una laccio intorno ai coglioni e il cazzo duro, che
sbatteva contro il legno della croce. lei iniziò a frustarmi e i primi colpi mi tolsero
quasi il respiro. sentivo la pelle della schiena bruciarmi. urlai. lei
continuò.
ascoltavo il rumore dei suoi tacchi sul pavimento e
i colpi di frusta che si susseguivano. implorai che smettesse. il dolore stava
diventando parte di me. lei cessò all’improvviso. feci un lungo respiro e
sentii le sue mani sfiorarmi la schiena, fui invaso da brividi indescrivibili,
le sue mani accarezzavano i miei capezzoli e le mollette che li stringevano.
volevo piangere. sentii il suo profumo ed era incredibile quanto l’amassi in
quel momento, quanto le emozioni fossero così pure, dense, eterne. il tempo non
aveva più dimensione, era qualcosa di incalcolabile. c’era il mio corpo e la
mia anima e quanto di più intimo possedevo.
messo a nudo e torturato mi stavo spingendo nell’abisso.
mi muovevo nelle tenebre con una sicurezza che mi lasciava incredulo. era tutto
quello che volevo, era un luogo in cui la libertà diventava reale.
poi i colpi di frusta iniziarono di nuovo a
lacerarmi la schiena, continuavo a cadere dentro l’abisso sentendomi sempre più
leggero. sembrava quasi di volare.
lei era dietro di me.
il mio amore non aveva più confini.
tutto quello che mi avrebbe dato sarebbe stato un
dono.
gli sputi, il dolore, le carezze, gli schiaffi, gli
insulti, gli sguardi.
avevo il cazzo ancora duro.
non sapevo più nulla eppure ogni cosa mi appariva
nitida e reale.
nel momento in cui venni, mentre mi masturbavo ai
suoi piedi, con le mollette ancora sui capezzoli e i lividi su tutto il mio
corpo fu come se nascessi di nuovo.
risi forte.
così forte che i muri stessi della casa sarebbero
potuti crollare.
nel buio più profondo del mio cuore avevo trovato
una luce così brillante che ebbi paura di diventare cieco.
non ero mai stato così puro.
vivo.
consapevole.
la sborra si asciugava sul pavimento, lei mi
guardava negli occhi.
non avevo più paura di nulla.
in quel momento capii che l’amore era un sentimento
indefinibile.
in quel momento capii chi fossi veramente.
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