giovedì 11 febbraio 2016

homesick #27

Me li ero fatti un paio di matrimoni, in tempi meno recenti, pure come testimone, al lato degli sposi, senza dire niente, naturalmente, a dio e a nessuno, ho aspettato che la cerimonia finisse, ascoltando le stronzate del prete, lasciandomele scivolare addosso, le vedevo sul pavimento, le parole, ai miei piedi, ogni tanto gli davo dei piccoli calci, come a scansare qualcosa di fastidioso o di poco pulito, qualcosa che non si vuole avere vicino, neanche tra le suole delle scarpe. 

Dopo le cerimonie ci sono stati i pranzi e con i pranzi i tavoli e gli invitati e i vestiti per l’occasione, i profumi e i capelli appena tagliati e pettinati, fumavo sigarette in un angolo, seduto su una sedia di plastica, da qualche parte c’erano mia madre e mia sorella, poi tutti a mangiare, i primi bicchieri di vino bianco e i bicchieri che diventavano bottiglie, poi gli amari, poi ho provato ad alzarmi e la situazione non era delle migliori, sentivo la musica e vedevo le danze, ho provato ad avvicinarmi senza molto successo, al mio tavolo c’era una bella donna, venti anni di differenza, abbiamo parlato molto e ancora di più ci siamo guardati negli occhi, profondamente, c’era anche il marito, sembrava uno a posto, un po’ geloso, la moglie faceva l’attrice, abbiamo bevuto insieme, andavamo alla grande, poi li ho persi di vista, insieme a mia madre e mia sorella, le cose hanno iniziato a precipitare, la luce calava, le nuvole si gonfiavano, pioveva forte e mi sono accorto di essere completamente ubriaco, poi gli sposi se ne sono andati e qualcuno mi ha afferrato per la giacca fradicia, mi ha fatto salire su una macchina e mi ha accompagnato a casa, la mia testa ciondolava, gocciolando in pensieri senza senso.


Nell’altro matrimonio non era andata meglio, sempre testimone, insieme ad una ragazza che mi aveva accompagnato, dopo la chiesa subito al ristorante, faceva molto freddo anche se era estate, altri tavoli, altre persone, al nostro eravamo una decina, dopo l’antipasto eravamo rimasti in quattro, sole le donne delle coppie presenti, gli uomini erano scappati, dopo qualcuno mi raccontò che erano andati a prendere della cocaina, saggia decisione visto il ritmo della cena e della festa e il cibo non proprio di ottima qualità, ho parlato un po’, bevuto qualche bicchiere, poi sono iniziate le danze e la musica faceva girare le persone, un’altra ragazza più giovane mi ha fatto l’occhiolino, aveva un vestito corto e delle calze e me l’ha fatto venire duro, il tempo in un qualche modo è passato e tutto sto baraccone è finito, poi ci siamo ritrovati a casa degli sposi, alcol, hashish e cocaina, qualche tiro e buonanotte.


La distanza da quei giorni è stata come una cura, la lontananza da quelle persone una forma di purificazione, molti erano da lasciare fuori dalla porta e così è stato fatto, niente confusione, niente discorsi, caldo e piacevole silenzio, sdraiato sul letto, a creare disegni con le crepe di un muro, nella luna di miele di una perfetta solitudine, il cazzo in un anello di metallo, finché morte non ci separi.


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