mercoledì 7 settembre 2016

dream #40-41

Viviana mi dice di andare a pranzo da lei ma non sono tanto sicuro di accettare l’invito, esito, non ho voglia di vedere i suoi genitori - Lei invece è da sola mentre  mi chiedo dove siano la figlia ed Emanuele, ma non le domando nulla – Siamo su un letto e le bacio le dita dei piedi, ci guardiamo, ogni tanto, senza parlare – Pensavo che la vita fosse ridicola, un continuo scherzo, avevo pagato caro ogni attimo di felicità, mi ero fatto carico delle gioie e delle sofferenze altrui, creandole e distruggendole giorno dopo giorno, c’era un orizzonte di malinconia in tutti i miei ricordi, c’erano ferite che avevano bisogno di così tanto tempo per rimarginarsi, il passo successivo sarebbe stato diverso, gli ultimi volti da dimenticare, le voci che diventavano sospiri senza più significato, sarei andato avanti da solo perché dietro c’erano solo rovine che non avevo più nessuna voglia di rimanere a guardare.


Pecore fosforescenti nella notte, silenziose come fantasmi, cerco il mio portatile in un cassonetto, convinto di averlo buttato per errore, taglio della legna in un parco e c’è un enorme camino in cui vorrei accendere un fuoco, un nuovo portafoglio fra le mani dove metto la mia carta di credito, provo a baciare Marina in un corridoio ma lei si scosta, la guardo mentre sta leggendo qualcosa sullo schermo di un computer, credo sia il mio blog di scrittura, le architetture di una città di sogno, amici scomparsi nello svanire dei giorni.

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