mercoledì 14 settembre 2016

le alte torri #59


Panchine nella notte, riflessi di luci su bottiglie di birra buttate per terra, volti scuri, fatti di ombra, voci nel buio, le solite voci, alcune conosciute, altre mai ascoltate. E’ Mamadou ad avvicinarsi, ci scambiamo un’occhiata, riconoscimento immediato, ci andiamo a sedere su una panchina, gli altri ragazzi attendono, seduti anche loro, gli occhi liquidi, l’eroina era tornata nel quartiere, le pasticche, l’erba chimica. Io e Mamadou parliamo in bambara, suoni morbidi, sembra sempre che non ci siano problemi, che le cose siano semplici, mai complicate, immagini di tramonti e terra rossa, pochi alberi fermi nel vento, una solitudine che solo chi ha lasciato un luogo amato può conoscere – la pelle di Mamadou è antica, legnosa, calda, un contatto tattile mentre mi passa una bustina che mi metto velocemente in tasca, provala più tardi, mi dice, cerco di parlargli di affari, lui non sembra interessato, i suoi occhi guardano ben oltre i limiti di un cielo viola e stanchi lampioni, i suoi occhi sono al di là del mare, hanno superato distanze per posarsi sulla sabbia del tempo, i ragazzi non sono interessati, mi dice, già si sono fregati da soli, la roba gira da qualche mese, è lei a decidere adesso, è impossibile organizzarsi, troppo difficile dare delle nuove prospettive, le vene hanno il loro bisogno e quello dovrebbe bastare.
Mamadou inizia a cantare, piano, una melodia carica di malinconia dorata, mi lascio trasportare, un improvviso odore di mare, le persone passeggiano davanti a noi, lasciando orme di nulla su una spiaggia invisibile, tristi ragazzi seduti su una panchina senza futuro, le dosi nelle mani, pronti a vendere, pronti a darti la droga che desideri, contatto visivo, flash bianco negli occhi, di nuovo la panchina, a contare i minuti, a sparire nella notte, misteriose figure schiacciate sui muri.

Nella stanza assumo la sostanza, di un marrone chiaro, polverosa. Una stilla di sangue, una lacrima di vetro. Un calore. Un abbraccio. Migliaia di dita lungo la schiena, esplosioni solari in un fremito di eternità.

Nessun commento:

Posta un commento

dream #143

  Su una spiaggia, in una località balneare, lungo le coste del Galles, ero da solo e mi sono tuffato nell’acqua, c’erano delle correnti che...