giovedì 18 agosto 2016

dream #37

Ero in macchina e stavo andando a prendere alcune persone con cui ero stato a scuola insieme, alle superiori, le avevo invitate alla festa del mio compleanno – Le strade di una città di sogno, mi fermo da una parte e arrivano Fabrizio, Alessio e Flavia, in macchina con me c’è anche Marco, li faccio salire e mi chiedo se c’entreremo tutti visto che devo andare a prendere anche Luca e l’altro Alessio. Metto in moto e iniziamo a parlare mentre guido, ho una sgradevole sensazione, non mi piacciono i discorsi che stiamo facendo, soprattutto le cose che dicono Alessio e Fabrizio, sembra che non siano contenti di venire con me, allora mi fermo e gli dico che nessuno li obbliga a rimanere in macchina, gli dico che forse è meglio se scendano e così fanno, soprattutto a Fabrizio sembra rodergli il culo per qualcosa che non capisco ed è un sollievo quando non ci sono più e li vedo in piedi sul bordo della strada.

in macchina rimaniamo io, Marco e Flavia e non so dove siano Luca e l’altro Alessio ma non me ne importa niente. Proseguiamo ad andare e ascoltiamo della musica. Arriviamo in un luogo pieno di alberi, poi una collina, poi la strada sale attraverso un bosco, ci fermiamo in uno spazio aperto con parecchi tavoli di legno. Scendiamo e tiro fuori dal portabagagli alcune buste con delle cose da mangiare, mi accorgo che non ho comprato il vino e dico a Marco se può andare a prenderlo. Rimango così da solo con Flavia, siamo ancora ragazzi, lei sta correndo e io sono fermo, poi mi viene vicino e ci abbracciamo, sento il calore del suo corpo, parliamo, il suo volto davanti al mio, le chiedo di Lorenzo, le confido i miei pensieri su di loro, quello che provavo, poi ci baciamo, poi siamo stesi per terra, vestiti, il mio bacino che spinge contro il suo, continuiamo a baciarci, ho il cazzo duro e la voglia di scoparla, mi tiro fuori il cazzo dai jeans, lei lo sfiora con le dita, una lacrima d’argento sul suo viso, è passato così tanto tempo dall’ultima volta, è un anno per me, le sussurro, per me sono quattro, dice lei, ci rialziamo, abbiamo fame, Marco non è ancora tornato, mi chiedo dove sia finito e rifletto sul fatto che siamo molto distanti da qualsiasi negozio, cerco il cellulare per chiamarlo, vado verso i tavoli dove avevo sistemato il cibo e vedo arrivare un pullman pieno di anziani, scendono e si avvicinano al tavolo, cominciano a toccare il cibo dentro i vassoi e a prendere dei piatti, all’inizio non vorrei che mangiassero le cose che ho preparato ma poi li lascio fare, con un sorriso sulle labbra, sembrano felici, gli alberi sono silenziosi – Volevo dimenticarti e non ci sono riuscito perché sono state troppo profonde le ferite che avevi lasciato nel mio cuore.

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