domenica 28 agosto 2016

Bristol/Hafod House





Avevo gentilmente chiesto alle divinità di farmi svanire, mentre ero sdraiato sull’erba, in una macchia di verde lucente e respiravo con le foglie e le nuvole, sarebbe stato perfetto, ero pronto, un ultimo intenso sguardo e poi tutto sarebbe finito ma loro non mi hanno dato ascolto e allora ho continuato a vagare, perché mi sembrava la cosa più giusta da fare. 
Vedevo le altre persone nelle loro gabbie,  alle scrivanie, alle casse dei supermercati, nei taxi, conoscevo bene quelle sbarre e ancora non ero in grado di tornare a starci dietro e non sapevo neanche se sarei di nuovo riuscito a farlo e allora spingevo le ore in avanti e loro passavano e per me non avevano più nessuna importanza e le illusioni mi apparivano adesso così nitide, le potevo capire e conoscere meglio, perché dovevo liberarmi una volta per tutte dalle loro forme, ci voleva coraggio, ce ne voleva molto e non so fino a quando avrei resistito a percorrere questa strada. 

Il passato tornava a turbarmi, ancora, nella bocca dello stomaco, nei battiti del cuore, nelle erezioni e nei sogni che diventavano di notte in notte sempre più reali e concreti e nella stanza dalle pareti bianche c’era un bel silenzio e fuori sentivo i versi degli uccelli e il rumore degli alberi e sarebbe finita anche questa pausa e avrei preso un altro treno e sarei arrivato in un’altra stazione e i piedi laccati di rosso nei sandali di una donna seduta in una chiesa, davanti a me, sentivo le palle gonfiarsi, avrei dovuto essere calmo e parlare con dio ma quei piedi attiravano la mia attenzione e i miei desideri e ancora il corpo di Lynn, impresso nella mente, mentre mi ero proibito di sborrare per vedere quanto sarei resistito accanto a lei, senza toccarla, poi la notte sognavo di scoparla e la mattina mi svegliavo con la sua pelle fra le mani che svaniva, i suoi baci erano ancora caldi ma esistevano solo in un altro luogo, in un altro tempo che non era questo e lei che si stendeva vicino a me, sull’erba, davanti alla sua casa e mi ignorava e la frustrazione cresceva e l’eccitazione anche ma era quello che volevo, cambiare i nostri ruoli, darle potere, vedere se capisse questo gioco, se lo sapesse portare avanti e poi era di nuovo una bambina e mi faceva vedere il suo mondo privato ed era meraviglioso perché anche io potevo osservarlo con gli stessi occhi di quando ero piccolo e capire le sue storie perché erano uguali alle mie e le fotografie della casa e della vita al suo interno, di qualcosa che mi toccava così in profondità da farmi piangere, l’avevo raggiunta troppo tardi e adesso dovevo lasciarla andar via, non ero riuscito a farlo in tempo, non avevo voluto farla soffrire e adesso ero io ad abbracciare il dolore, tutto il mio mondo che era andato distrutto, lei era stata una scintilla e quelle che adesso bruciavano erano solo le mie fantasie, la polvere avrebbe danzato ancora nell’oro del tramonto, la mia ombra ormai lontana, lungo i sentieri di un’altra vita.

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