giovedì 11 agosto 2016

St. Michel Mount

Le rocce nere e un castello sospeso nel cielo, scenari di nuvole e acqua in movimento, le persone appaiono e camminano, le dimensioni ridotte dei loro corpi, misurabili nella distanza tra pollice e indice.

I barattoli di vetro riempiti con misteriose erbe e polveri, una barca arenata in un sogno deserto dove non c’erano voci a disturbare il compiersi di una luminosa visione. Il vento ha tagliato le rocce nere seguendo le sue geometriche e millenarie direzioni, cerchiamo significati inesistenti eppure tangibili nelle bianche ferite di pietra e nelle loro grottesche angolazioni, qualcosa di immobile e antico, torri di aria che scompaiono lungo una retta immaginaria che chiamiamo orizzonte. Esistono un ordine e un disordine che è solo la nostra mente a creare e oltre i suoi confini si formano mondi che aspettano solo di essere scoperti.

Oltrepasso un piccolo cancello di legno e la vista viene avvolta dall’intenso verde di un prato, la spuma delle onde sussurra i suoi ricordi e le foglie sospirano quiete, i fiori tropicali si innalzano giganteschi e brillanti, ogni singolo filo d’erba è vivo e oscilla nel vuoto, la luce è negli occhi e l’ombra nella mano, i contorni dorati delle grandi pietre, aspettiamo che l’ignoto arrivi e con esso gli incontri che attendevano di essere fatti.


Gli stami di un fiore dai petali rosa e violacei mi sono entrati nelle narici mentre mi sono avvicinato per sentirne l’odore e sono risaliti lungo le cavità del mio naso fino a raggiungere il cervello creando nuove connessioni di suoni e colori e misteriose forme di comprensione. I pensieri che sbocciavano in corolle neuronali, onde luminose e pulsanti, poi un nuovo sentiero nell’ombra degli arbusti e del loro respiro di rami contorti, le tonalità purpuree del mio corpo e del mio cazzo, camminavo nudo, le voci di giovani ragazze come incanti di sirene, erano sedute su un masso e mi sono avvicinato, i loro capelli d’oro fluttuavano nell’aria, mi sono inginocchiato e gli ho baciato i piedi e loro hanno riso e quel suono attraversava la mia pelle, sono scese dalla roccia e mi hanno preso per mano, le ho seguite, erano nude e ogni volta che le loro braccia sfioravano le mie percepivo vibrazioni di calore e intense tonalità di rosso e porpora e siamo scesi verso una spiaggia nascosta, le orme sulla sabbia, siamo arrivati ad una caverna, una fessura nella roccia e loro hanno preso i miei polsi e li hanno legati a degli anelli di ferro attaccati a una parete di granito, il freddo contatto della pietra contro la schiena, poi hanno iniziato a strusciarsi sul mio corpo, non potevo toccarle e avevo il cazzo teso e pulsante, mi leccavano i capezzoli induriti dalla salsedine e le loro dita accarezzavano la mia pancia, l’interno delle cosce, vedevo le onde bianche del mare  e i loro occhi azzurri, poi si sono allontanate per guardarmi, ridendo, i loro seni, le loro gambe, hanno cominciato a baciarsi e a toccarsi, osservandomi, le labbra lucide, non potevo raggiungerle, incatenato alla roccia, poi erano di nuovo vicine, le loro lingue nelle mie orecchie, le dita che mi tiravano i capezzoli, i baci sul collo, il cazzo stava per esplodermi, dalla sua punta colava lentamente una sostanza bianca uguale alla spuma del mare, una di loro si è inginocchiata davanti a me, ha aperto la bocca e mi ha inghiottito, in un buio di odori floreali e marini.

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