domenica 7 agosto 2016

Penzance #1



Minuscoli insetti vibravano nell’aria, dividendola in segmenti invisibili e in traiettorie asimmetriche. Piccoli sassi levigati componevano mosaici in attesa dell’interpretazione di un indovino. Una nave all’orizzonte, piatta e immobile, ancorata nell’azzurro. Il mare parlava senza fretta con i suoni ciclici del suo linguaggio di acqua e spuma e poi le nuvole, sospese sopra le scintille di luce che vivevano sulla superficie blu del mondo. Distendevo i pensieri, li allargavo in spazi bianchi di aria e di cielo, oltre i confini stessi della terra e delle sue linee. La spiaggia era silenziosa e c’erano orme che nessuno aveva lasciato, così come le parole che non venivano mai pronunciate perché i loro segreti erano troppo profondi. E gli occhi di Christiane, così celesti, come tutto quello che adesso avevo davanti e ci siamo subito riconosciuti, io e lei, anche se gli anni passati avevano segnato il suo volto senza però oscurare lo splendore della ragazza che era stata. Ci abbandoniamo agli inganni del tempo, ai suoi travestimenti e alle sue maschere, abbiamo da sempre passeggiato lungo questi sentieri di solitudine, abbiamo dimenticato i nostri passi, il mistero di una vita e di quella successiva, forma dopo forma, corpo dopo corpo, un’unica essenza dai mille colori, le sfumature di uno sguardo, l’immagine dei suoi capelli d’argento sparsi fra le dita della luna.

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