giovedì 25 agosto 2016

Clutton



Ritorno a Bristol in treno e salgo su un autobus fuori dalla stazione, lo avevo già preso qualche settimana prima per andare a Glanstonbury, magico e luminoso viaggio in un’altra dimensione. Sistemo la valigia e lo zaino e chiedo alla ragazza che sta al volante se conosce la fermata dove devo scendere, lei mi parla così veloce che non capisco un cazzo, ha un braccialetto con le borchie al polso e i capelli di una punk, partiamo, guida come un’esaltata, imprecando contro veicoli invisibili.
Scendo nel bel mezzo del nulla, una fermata immaginaria, i campi, le siepi, poso la valigia e lo zaino dietro un piccolo cancello, mi allontano e piscio, poi  torno sulla strada, vedo arrivare Lynn, come in un sogno, ha i capelli corti, è il luogo più assurdo in cui ci potevamo incontrare, ci salutiamo, riprendo la mia roba, poi camminiamo attraverso il verde per arrivare alla casa del fratello, sentieri di terra e alberi e un cielo grigio, poi un ruscello, una stradina di ghiaia e un cancello, le case di mattoni e quella dove abita Arthur e Lynn che apre la porta, lascio la valigia e lo zaino vicino alle scale, poi saliamo al piano superiore, il divano, mi siedo, due tazze di tè, parliamo, poi lei prende un paio di birre, beviamo, la musica, le cose tornano come prima, percorriamo il tempo per sfidarlo e il senso del mio viaggio che diventava più chiaro settimana dopo settimana, fino a quando le certezze svanivano di nuovo e la solitudine si faceva più intensa e anche la paura e allora una voce nella mia mente, la voce di un padre e di un amico, quella di un maestro o forse più semplicemente quella della mia anima, mi ripeteva di respirare e stare calmo e lasciare che tutto fluisse, quella voce mi sussurrava di non resistere, di continuare a cadere, respiro dopo respiro, attimo dopo attimo.

Arthur ritorna, poi anche Eli, andiamo tutti a bere in un pub, gli chiedo qualcosa su come trovare delle droghe a Bristol, Arthur mi spiega come funziona, bisogna avere i contatti, andare a casa del tipo, poi ogni sostanza diventa accessibile. Andiamo a mangiare fish and chips in un bel posto vicino ad un lago artificiale, inizia a piovere, torniamo a casa, la stanza è accogliente, un paio di bottiglie di vino, Arthur tira fuori un pezzetto di hashish, la musica, Lynn inizia a ballare, poi lei e il fratello parlano e scherzano, alcune cose mi sfuggono, mentre sono seduto con le gambe incrociate su una poltrona che mi sta letteralmente risucchiando e il fumo e il vino mi trasportano lontano, nei luoghi dell’estasi e dell’oblio. 

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