martedì 23 agosto 2016

Hafod House #2



Le forme dei rami e delle foglie disegnano strane figure questa sera, mentre le ultime luci del giorno scompaiono tra le mie mani, come la tua pelle quando la notte la accarezza con i suoi brividi e viviamo immersi in un sogno che non sappiamo neanche riconoscere e lungo i pendii delle colline i miei passi diventavano sempre più lenti, fino a fermarsi, un essere immobile sul limite del cielo e della terra, dell’azzurro e del verde, quella luce che sprofondava ogni cosa in una gioia senza nome, una felicità che solo il dolore più intenso sarebbe stato capace di esprimere, le lacrime che mi scendevano lungo le guance perché neanche io mi ricordavo da quanto tempo non mi sentissi così bene e appagato, consapevole di quanto tutto quello che avevo intorno, ogni attimo di pura meraviglia che stavo vivendo, fosse destinato a finire. Sprofondavo nella mia anima, nei colori e nei suoni, le stelle che giocavano con il destino mi portavano nei loro mondi distanti e luminosi, dove potevo ancora stringerti tra le braccia e sentire il tuo respiro nella mia bocca e ogni risveglio evocava quel movimento del tuo petto, ci sono state notti, così lontane, così immerse nella nostalgia di ogni cosa che ci è stata tolta, in cui potevo respirare la tua stessa vita ed esserne parte  e volere che questo incanto finisse, perché era ancora più essenziale il sapere che avrei potuto distruggere ogni emozione che sentivo riempirmi di felicità e allora mi abbandonavo ad una solitudine fatta di echi d’amore e più quelle voci diventavano forti e presenti e più non riuscivo a distinguere cosa fosse un dono del buio e cosa fosse reale, come i tuoi occhi che giorno dopo giorno mi riconoscevano e ricordavano tutto quello che avevamo vissuto in mattine e pomeriggi e tramonti di cui nessuno potrà mai parlare, perché c’è solo il silenzio, ancora una volta, a proteggermi, c’è solo  il suo cuore che batte, oscuro e lucente, tra fiori che nascono e altri che appassiscono, mi fermo su quel confine, quel limite di misteriosa bellezza, oltre il quale solo le poesie hanno senso, quel luogo speciale in cui sono rimasti i volti di chi ho perduto, il riflesso della loro immagine, pronto a svanire in quei brevi attimi che sfumano tra un addio e il loro ultimo sguardo.

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