lunedì 18 aprile 2016

dream #23

Cammino per strada, tornando dall’ufficio, supero un incrocio, poi prendo una via poco frequentata, giro la testa verso sinistra, vedo Barbara, è da sola, sta camminando anche lei, la saluto. Facciamo un pezzo di strada insieme e le racconto che prima di incontrarla ero con altre persone in una strana stanza, sconosciuta, dentro un palazzo misterioso, aspettando qualcosa che non sapevo bene cosa fosse, un collega si era sentito male e lo avevano portato in bagno, dove era rimasto sdraiato per terra, gli altri intorno, bloccando così il lavoro di tutti, avevo provato a chiedere delle spiegazioni su cosa avremmo dovuto fare ma nessuno aveva saputo darmi una risposta sicura.

Arriviamo sotto il palazzo dove abita mia madre e chiedo a Barbara se vuole salire, lei accetta, a casa ci sono mia madre e mia nonna, sedute in cucina, faccio le presentazioni, poi io e lei andiamo nella mia vecchia camera, quella con le pareti verdi. Barbara si siede, ha una blusa nera, una gonna dello stesso colore che le arriva sopra il ginocchio, calze scure e scarpe chiuse con il tacco basso, le chiedo se vuole un caffè, lei dice di si, torno in cucina, mia madre e mia nonna stanno parlando, preparo il caffè, quando è pronto lo verso in due tazzine, poi le metto su un piccolo vassoio d’argento, insieme a dei biscotti al cioccolato e ad una zuccheriera d’argento, torno nella mia stanza, con il vassoio tra le mani. Barbara è ancora seduta, c’è poca luce, poso il vassoio sulla mia scrivania di legno. Lei beve il caffè, poi si alza e gira per la camera, trova un rametto di un albero su una mensola e altri strani oggetti, a cosa ti servono? Le sorrido e non rispondo, mi chiede quali sono le mie fantasie, sono uguali alle tue, le dico, mi chiede se conosco delle sorelle, le dico che non capisco la domanda, donne come lei, donne a cui piace fare le cose che fa lei, ne conosco alcune, dico, ma sono quasi tutte a pagamento e diverse non sono neanche tanto brave, lo so, dice, qui funziona così, si siede di nuovo, rimaniamo in silenzio, poi mi sussurra di avvicinarmi, sono in ginocchio tra le sue gambe aperte, ci abbracciamo, sento il suo profumo, l’odore dei capelli, trovo con le labbra il suo collo, lo bacio delicatamente, è morbido, non dovrebbe essere così, lo sai? Si lo so, poi mi alzo, vado verso la porta della stanza e provo a chiuderla a chiave, la serratura si rompe, mi accorgo che in casa non c’è più nessuno, chiudo comunque la porta e torno da lei, si è tolta la blusa e sotto ha un’altra maglia nera, osservo le sue forme, quelle dei seni, poi lei si alza, si avvicina, ci abbracciamo un’altra volta, la bacio leggermente sulle labbra, sul collo, non puoi fare così, sussurra, lo capisci? Poi mi dice di spogliarmi, rimango nudo davanti a lei, mi tira i capezzoli. La sua presenza è così dolce e calda, luminosa e accogliente.

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