lunedì 25 aprile 2016

le alte torri #42



Nuvole veloci nel cielo, striature rossastre nei filamenti di aria appesi agli alberi, le foglie immobili, sospese nel vuoto azzurrino, colori d’acqua, immagini del porto, i suoi vicoli, le stradine con i ciottoli di pietra irregolari, la merda ancora fumante dei cavalli, i gabbiani che camminano lenti tra i rifiuti e i fiori, i lunghi capelli di una ragazza riflessi in uno specchio, il percorso era sempre lo stesso e cambiava solo a seconda delle mie intuizioni mentali e sensoriali, un odore, un ricordo, un fermoimmagine, ogni stimolo, se elaborato, poteva mutare la realtà, renderla possibile davanti ai miei occhi - avevo trovato una chiave, era un cerchio di metallo, forse di bronzo, antico e sporco, passato attraverso molte mani, il cerchio era saldato ad una specie di vite, lunga un centimetro, bisognava trovare le porte giuste, inserire la vite in un buco e girare, la porta si sarebbe aperta, erano passaggi speciali, ce ne era uno nel palazzo dove vivevo, accanto alle scale, sembrava una porta normale, come tante altre, ma non lo era. Tenevo la chiavecerchio in una scatola, sul mio comodino, accanto alla statua in legno di una divinità indiana, me ne sono servito questa mattina, per arrivare al porto, per assaporare l’aria del mare, per rimanere a guardare il cielo d’inverno e le sue sfumature, sulla sabbia c’erano disegni primitivi e geometrici, linee e curve che si sovrapponevano, forse un alfabeto dimenticato - di nuovo in terrazzo, lo stesso cielo, gli edifici intorno oscillavano nel vento purpureo, come visti attraverso una superficie di acqua, c’erano antenne sui palazzi che si piegavano, totem pagani che riprendevano le stesse linee e curve che avevo visto sulla spiaggia, messaggi psichici, rumore bianco, interferenze, le parole modulate in significati sconosciuti, emittente/ricevente, bisognava inventare nuovi modi di comunicazione, volti deformi strisciavano per strada, dall’alto le prospettive cambiavano in continuazione, i canti mattutini risplendevano d’argento dalle alte torri, uomini inginocchiati toccavano con la loro fronte superfici di marmo fredde e bianche.

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