giovedì 7 aprile 2016

homesick #37

Lo guardavi il mondo, la gente, le cose, gli alberi e le stelle, se avevi occhi puri ci potevi anche trovare qualcosa di meraviglioso, inventarti le tue interpretazioni, creare codici, alfabeti, segni di intesa, ma tutto questo ti rimaneva dentro, la maggior parte delle volte, perché era difficile condividerlo, ci doveva essere un altro o un’altra come te, che avesse i tuoi stessi occhi, che capisse il tuo alfabeto, che rispondesse ai tuoi segni, ma ce ne erano pochi così, allora tanto valeva tenersele per sé tutte ‘ste meraviglie, innamorarsi poteva anche essere un gesto solitario, un’azione individuale, li sentivi i fili invisibili che ti legavano al mondo, li tiravi, per vedere cosa sarebbe successo, era la tua volontà, il modo di rapportarsi, di far andare avanti la vita - altre volte ti si attorcigliavano addosso ‘sti fili e quasi ti soffocavano, impedendoti di respirare e muoverti, come in una eccitante perversione sessuale, ma qui non c’era nessun piacere, nessun brivido, rimanevi semplicemente immobile, ad aspettare, senza capire, alcuni ci passavano l’intero tempo a loro disposizione così, dall’utero alla bara, senza averci capito un cazzo di niente.


Poi c’erano le persone, quasi tutte inconsapevoli, piccole scimmiette che  copiavano gesti, codici, regole, un’educazione che significava essere ammaestrati, uno faceva, mille ripetevano, così finivano per capirsi, loro, con gli sguardi, con i modi di fare, con le parole. Sempre identiche, sempre le stesse. Mi ci divertivo a vederle le scimmiette, ogni tanto ci giocavo qualche minuto, per ridere un po’, a volte loro se ne accorgevano, ci rimanevano male, poi ricominciavano i loro spettacoli mediocri, il circo era grande, quasi tutti ne facevano parte, i domatori e le bestie feroci, gli schiocchi della frusta e il cerchio di fuoco, saltarci dentro, gli applausi del pubblico, ci si azzannava dentro le gabbie per il pezzo di carne migliore, che stupida lotta, che misera soddisfazione.


Passavano i treni di luce, la mattina, gli alberi erano ancora spogli e il cielo brillante, cominciavo a sentirmi meglio, con il quaderno nella borsa, i libri e le mele, a camminare in silenzio, tra i riflessi del nulla.


Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...