giovedì 14 aprile 2016

Berlin #14


cortili nascosti, spazi segreti, entrate buie, rifugi oscuri lungo le strade abbaglianti, l’ombra viene risucchiata, si ritrova prigioniera, oscilla nei riflessi delle candele, le mani guantate che iniziano le loro ispezioni – strisci attraverso stretti passaggi, nelle venature pulsanti dei muri di mattoni, sulla superficie verdognola e increspata di un canale, si irradia la tua essenza in migliaia di scintille – torni seduto, le dita fredde intorno alla penna, i contatti psichici con degli sconosciuti, la notte prima, i corpi si muovevano senza controllo, le labbra invitanti di una ragazza ubriaca, pensieri rinchiusi dentro cunicoli femminili, caldi e molli, membrane di medusa che accarezzano la mente, improvvise scosse, intuizioni e orgasmi ancora possibili, quelle parole mi lasciavano indifferente, le lunghe conversazioni visive, invece, mi rapivano, parlare solamente con gli occhi, l’erotismo delle pupille che si contraggono ed espandono, l’iride che vibra in centinaia di sfumature – nel cortile abbandonato di un palazzo aspettavo un uomo vestito di pelle nera, attendevo le sue sostanze, ero seduto e fumavo una sigaretta, i suoni erano molto dettagliati, mi concentravo su di loro, li separavo, li rimodellavo in creazioni uditive, una voce rallentata, il primo piano delle lenti scure dei suoi occhiali, il mio braccio destro, piano, che si alza, istanti che si illuminano a giorno, un sospiro, un profumo di morte floreale – attraverso di notte görlitzer park, lungo un sentiero tra delle siepi, panchine di marmo e antiche colonne, cammino lentamente, gli uomini neri mi offrono delle sostanze, you are walking so slow, dice un’ombra ad un’altra – fermo davanti al kino international, le proiezioni notturne, lei che arriva con degli stivali marroni e una lunga giacca che si ferma poco sopra il ginocchio, dentro al cinema, la mia mano tra le sue cosce, il contatto delle calze umide e bagnate, mi chiede se il film non mi interessa, le inizio a leccare un orecchio, masturbandola con delicatezza, qualcuno fuma nella sala, i fasci di luce attraversano il buio – intorno ad alexander platz, la prima notte, non riesco a ricordarmi come tornare alla mia stanza, le mani in tasca, i profili massicci e minacciosi degli edifici di regime, le spie travestite, con i tacchi alti e il cazzo duro nelle mutandine da donna, le pareti viola, i suoi capelli come corde, i suoi occhi come catene.

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