scivoliamo sull’acqua grigia e scura, senza bagliori,
gli alberi spogli sulle rive, i bianchi tronchi delle betulle, gli uccelli in
volo, traiettorie parallele alla superficie muta del lago, i sospiri d’inverno
del cielo, la barche di legno, le case galleggianti, l’aria fredda che sussurra
una lontana solitudine alle rughe del volto – architetture di altri tempi, le
vite immaginate, dischiuse e nascoste all’interno di stanze riscaldate da stufe
in ceramica, le guance rosse, i seni enormi, l’odore della tua fica sulle dita,
i raggi di sole sul volto, seduto su una panchina in un biergarten, gli occhi
sorridenti delle ragazze che spillano la birra, i salici silenziosi che
accarezzano con le loro leggere lacrime le figure distese di due giovani
amanti, le mani che si riscaldano, le tende rosse ancora chiuse, il risuonare
delle scarpe sulle assi di un palco, un bacio sul collo per esorcizzare la
paura, i colpi delle dita sulle pareti, messaggi cifrati, gli alfabeti della
distanza, i sentieri intrapresi nel tempo, le mappe senza nessun nome da
ricordare, cartine stradali pieghevoli, imbevute di acido lisergico, gli occhi
vorticosi di chi traccia i propri ricordi su una pagina deserta, errori di
prospettiva, le promesse svanite della giovinezza, di chi attraversa la notte
verso ovest perché non ha più bisogno di tornare da dove era venuto.
venerdì 22 aprile 2016
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