mercoledì 20 aprile 2016

Berlin #15

la realtà urbana girava intorno alla fernsehturm come un quarantacinque giri su un grammofono, i treni come puntine, le rotaie come solchi sul vinile metropolitano, le stazioni erano pause nel movimento, le enormi volte di metallo, archi e curve di ferro – il rumore ovattato delle auto, i continui cambiamenti di scena, le quinte architettoniche che si alzano e si abbassano, le variazioni prospettiche, il corpo imponente di una donna, la sua pelle di bronzo ossidato, fredda e bluastra, le braccia alzate in un gesto di sorpresa-imbarazzo-timore, le vesti che scivolano, quasi a cadere, lasciando la sua schiena nuda, un ginocchio piegato, le piante dei piedi, un ordine ad arrendersi.

I locali si nascondevano dentro i palazzi, le scritte lungo i muri delle scale, porte anonime che andavano spinte, poi la musica, il fumo delle sigarette, la birra, tanta birra, le ragazze che avrei voluto conoscere o semplicemente baciare senza neanche saperne il nome, le fantasie dei rami neri, le notti che i sogni fuggivano, le storie proibite di una città ancora da costruire, i capelli rosa di una ragazza che scompaiono dietro un angolo del passato.

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