martedì 12 aprile 2016

Berlin #13


Superfici cromate, rosse, tonde e lucenti, le linee gialle sull’asfalto, gli autoveicoli dalle forme irregolari, esperimenti e aberrazioni, alchimie metalliche, il rumore dell’aria nel ventre dell’aereo, quanto tempo dovrò aspettare prima che scompaiano le voci dei corridoi e delle stanze? Sembrano ancora così astratte le mie scelte e le mie decisioni, lontane dalle dettagliate architetture esistenziali o dal completo abbandono delle città del nord europa, la mia lingua madre mi insegue, pensieri ed espressioni, dialoghi e discorsi che hanno perso funzione e valore – i gesti ripetuti, meccanici, di una ragazza in divisa da hostess, il foulard intorno al collo, le guance arrossate, i sorrisi gentili, cammina lungo lo stretto corridoio tra le poltrone, controlla che le cinture siano allacciate, i passeggeri dovrebbero ignorare le loro destinazioni e smarrirsi in rotte ignote, lasciarsi trasportare da correnti d’aria sconosciute, svegliarsi in un letto diverso da quello in cui credevano di essersi addormentati, la moquette marrone chiaro, folta e calda sotto i piedi, le che mi chiede se voglio fare una doccia, le dico di si, mentre si infila le calze e si accende una sigaretta, la luce sta calando, fuori, ho un volo da prendere, da qualche parte, in una città senza nome – i giochi delle gambe di una donna che mi sta seduta davanti, il flash nero delle sue mutandine, il dondolio della scarpa, il suo sguardo fisso sul cellulare, tecniche di seduzione contemporanea, ancora da capire, da sperimentare, una piccola chiave appesa all’orecchio di una bambina, lei parla con la madre in spagnolo, ricordi di santiago, io e maria che camminavamo e lei mi raccontava tante cose, mi manca la sua presenza, il suo respiro, mi mancano quei sorrisi lucenti, la moneda e una bandiera enorme che sventolava nel cielo – non sapevo minimamente dove stessi andando, seguivo il flusso ed era meraviglioso sentirmi vivo così, accettare la tristezza, accettare la gioia, la stasi carica di potenza prima del decollo, l’attimo di estrema consapevolezza e infinito smarrimento prima dell’eiaculazione, gli schizzi bianchi che mi arrivavano in faccia, sulle labbra, una donna asiatica che mi faceva esplodere con le sue mani, disteso su un materassino, in una stanza rossa, anche godere può essere un gesto come un altro, lo sperma sul muro, la sua voce che già non esiste più – i disegni delle nuvole sul volto increspato del mare, quelli riflessi sulle ali lucide, tagliare le nubi per scoprire l’azzurro totale, ovali di luce sul quaderno, calore bianco sugli occhi chiusi, punti rossi, viola, gialli sotto le palpebre, il caleidoscopio di un bambino, le sue percezioni, i greggi d’aria sospesa, la costa che fugge impazzita verso sinistra, i profili azzurrini di un’isola, ci incontreremo ancora, io e maria, in tempi e luoghi di cui non conoscevamo neanche l’esistenza.

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