giovedì 21 luglio 2016

dream #32

Cammino per una città, è Roma nel suo doppio onirico, arrivo in un quartiere (Prenestino), mi muovo tra i palazzi e al posto delle strade ci sono dei grandi orti, con la terra e le piante, incontro Gabriele seduto su un muretto, è notte, mi dice che ha comprato parecchio hashish, apro il mio zaino e trovo un pezzetto di fumo, sento il suono di una sirena e vedo una luce lampeggiante, lancio il fumo lontano da me, la macchina si ferma per pochi secondi davanti a noi, i fari che ci puntano, poi la macchina scompare – Sono in una stanza di un centro sociale (Forte Prenestino), incontro Lynn, parliamo, mi dice che c’è un concerto lì vicino, le chiedo se ha dei funghi psichedelici, tira fuori una piccola busta di plastica e me ne dà un paio, la seguo in un giardino, è notte, scavalchiamo una rete di protezione e siamo nel posto del concerto, ci sono dei suoi amici, le chiedo di darmi altri funghi, poi mi allontano – Sono in un’altra stanza, sto in fila, arriva un poliziotto in borghese e mi dice che deve perquisirmi, mi fa sdraiare per terra, sulla pancia e lui si mette sopra la mia schiena, mi chiedo se gli stia venendo un’erezione ma non sento nulla spingere contro il mio culo, mi domanda se ho delle sostanze, gli dico che non ho nulla, poi mi rialzo e lo seguo in strada, mi accorgo che è un uomo di colore, ci dirigiamo verso un parcheggio, sale nella sua macchina, mette in moto ma non riesce ad uscire, sbatte contro le altre macchine che ha davanti e dietro, le lamiere della sua auto diventano contorte e deformate – Sono con Francesco nella cucina della casa di mia madre, c’è anche mia nonna, stiamo mangiando e parlando di qualcosa, poi arriva mia madre, è nervosa, così io e Francesco decidiamo di uscire, nell’ascensore incontriamo Jane, una ragazza sud coreana, la invitiamo a venire con noi a fare una passeggiata, io ho una giacca di camoscio, l’avevo presa dall’armadio della mia vecchia stanza, camminiamo per Roma, sempre nel suo doppio onirico, arriviamo in una zona vicino al Vaticano, Jane sembra conoscere la città meglio di me – Sono vicino ad un laghetto artificiale, prendo una canoa e inizio a scivolare sull’acqua, partecipo ad uno strano gioco in cui devo raccogliere degli oggetti, poi la canoa si stacca lentamente dalla superficie azzurra e comincia a volare, sempre più in alto, non sono più al suo interno perché la osservo da un punto imprecisato e la vedo incastrarsi tra le reti dell’albero maestro di uno yacht – Una donna intervista un uomo all’interno della nave, l’uomo è un vecchio attore, i suoi occhi sono languidi e tristi, indossa un bizzarro cappello, come quello dei pirati, ha striature grigie tra i capelli, parla della sua giovinezza, immagino che la morte sia un’attesa di cui in molti hanno paura ma penso anche che non bisognerebbe temere di tornare in quel luogo da cui tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo venuti.

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