sabato 9 luglio 2016

Bristol #5



Mi sono seduto su un muretto, vicino a un cespuglio, in uno spazio rotondo, circondato da palazzi grigi, un’oasi di piazzole verdi e alberi in fiore e graffiti sui muri. Ho mangiato un paio di sandwich, ero a stomaco vuoto dalla mattina, il sole esplodeva tra due alti edifici di vetro, un ragazzo di colore stava giocando a ping pong con una ragazza bianca, sembravano divertirsi, ridevano e lui fumava erba. Ho trovato una bustina vuota con il disegno stilizzato di un cane. Alcuni ragazzi erano già ubriachi, in piedi accanto ad un muro, i poster e le scritte sui mattoni, l’aria fredda in faccia, mi sono alzato e ho camminato per Stokes Croft, i locali, le locandine musicali, gli indirizzi da ricordare. Ho vagato per St. Paul, pochi inglesi, i volti cambiavano, le prospettive anche, case basse, a due piani, tutte uguali, alcune colorate, altre opache, i piccoli giardini davanti, le donne e le bambine con il velo, tanti somali, i loro negozi, mi tornava in mente la classe e tutto il tempo che avevo passato con i miei studenti, non ho più saputo niente di loro, tutta la merda che avevo visto in quegli anni, tutto lo schifo, l’arroganza, la mediocrità di chi avevo intorno. Arrivo su Grosvenor Road, l’odore dell’erba nell’aria, un vecchio rasta mi fa un cenno di intesa, scuoto la testa, non ho soldi appresso e la situazione non mi sembra tranquilla, due ragazzi arabi iniziano a litigare con lui, non so per quale motivo, ci sono altri uomini di colore, lì vicino, che a loro volta insultano i ragazzi arabi, sono fermi davanti al Dad’s Cab, insegna rossa e possibile copertura per traffici clandestini. Mi allontano un poco, mi siedo su una panchina in Ashley Road, mi passa davanti una coppia di vecchi freaks, lui ha un paio di occhiali con le lenti sfumate da colori psichedelici, si siedono sulla panchina vicina alla mia, lei tira fuori un thermos e si versa del tè, poi accende una lunga sigaretta di tabacco rollata a mano. Un altro freak sta mettendo della roba dentro una macchina parcheggiata sul lato opposto della strada, un ragazzo mi passa davanti fumando una canna d’erba enorme. Un rasta in bicicletta, ci guardiamo, mi dice qualcosa che non riesco a capire, rimango seduto, poi mi alzo e continuo a camminare. Un albero dai fiori rosa, ho freddo e decido di tornare indietro.
Alcuni ragazzi stanno provando delle parti teatrali in un piccolo parco, mi fermo a guardarli, silenzioso. In cucina bevo una tazza di tè, osservo le sagome di una chiesa fuori dalla finestra, non c’è nessuno nella casa o forse sono solo io che non ho più voglia di ascoltare le voci del mio passato.

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