Mi sono
seduto su un muretto, vicino a un cespuglio, in uno spazio rotondo, circondato
da palazzi grigi, un’oasi di piazzole verdi e alberi in fiore e graffiti sui
muri. Ho mangiato un paio di sandwich, ero a stomaco vuoto dalla mattina, il
sole esplodeva tra due alti edifici di vetro, un ragazzo di colore stava
giocando a ping pong con una ragazza bianca, sembravano divertirsi, ridevano e
lui fumava erba. Ho trovato una bustina vuota con il disegno stilizzato di un
cane. Alcuni ragazzi erano già ubriachi, in piedi accanto ad un muro, i poster
e le scritte sui mattoni, l’aria fredda in faccia, mi sono alzato e ho
camminato per Stokes Croft, i locali,
le locandine musicali, gli indirizzi da ricordare. Ho vagato per St. Paul, pochi inglesi, i volti
cambiavano, le prospettive anche, case basse, a due piani, tutte uguali, alcune
colorate, altre opache, i piccoli giardini davanti, le donne e le bambine con
il velo, tanti somali, i loro negozi, mi tornava in mente la classe e tutto il
tempo che avevo passato con i miei studenti, non ho più saputo niente di loro,
tutta la merda che avevo visto in quegli anni, tutto lo schifo, l’arroganza, la
mediocrità di chi avevo intorno. Arrivo su Grosvenor
Road, l’odore dell’erba nell’aria, un vecchio rasta mi fa un cenno di
intesa, scuoto la testa, non ho soldi appresso e la situazione non mi sembra
tranquilla, due ragazzi arabi iniziano a litigare con lui, non so per quale
motivo, ci sono altri uomini di colore, lì vicino, che a loro volta insultano i
ragazzi arabi, sono fermi davanti al Dad’s
Cab, insegna rossa e possibile copertura per traffici clandestini. Mi
allontano un poco, mi siedo su una panchina in Ashley Road, mi passa davanti una coppia di vecchi freaks, lui ha un paio di occhiali con
le lenti sfumate da colori psichedelici, si siedono sulla panchina vicina alla
mia, lei tira fuori un thermos e si versa del tè, poi accende una lunga sigaretta
di tabacco rollata a mano. Un altro freak
sta mettendo della roba dentro una macchina parcheggiata sul lato opposto della
strada, un ragazzo mi passa davanti fumando una canna d’erba enorme. Un rasta
in bicicletta, ci guardiamo, mi dice qualcosa che non riesco a capire, rimango
seduto, poi mi alzo e continuo a camminare. Un albero dai fiori rosa, ho freddo
e decido di tornare indietro.
Alcuni
ragazzi stanno provando delle parti teatrali in un piccolo parco, mi fermo a
guardarli, silenzioso. In cucina bevo una tazza di tè, osservo le sagome di una
chiesa fuori dalla finestra, non c’è nessuno nella casa o forse sono solo io
che non ho più voglia di ascoltare le voci del mio passato.
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