martedì 26 luglio 2016

dream #33

Sono con mia madre e stiamo andando in un luogo dove ci sarà un evento a cui vogliamo partecipare, siamo in macchina e lei sta guidando, trova un posto libero, parcheggia, scendiamo dall’auto e iniziamo a camminare – Arriviamo ad un centro sociale, entriamo, è buio, le stanze sono molto grandi e hanno pareti di pietra, ci sono delle persone, alcuni schermi, proietteranno qualcosa, è per questo che siamo venuti, ci fermiamo in una piccola stanza, in piedi, arriva anche mio padre, ci sono alcune donne, io sono dietro ad una di loro e le posso vedere il culo, le se avvicina un’altra donna e lei le infila una mano sotto la gonna, mi allontano perché ho voglia di una birra e arrivo in un grande spazio chiuso, oscuro, mi metto in fila, poi sento delle urla e vedo alcune persone correre, c’è confusione e panico, vedo un uomo con un AK-47 in mano, tutti hanno paura – Sono passati giorni o forse settimane, siamo rimasti rinchiusi dentro questo luogo, prigionieri degli uomini armati che ci tengono intrappolati qui, viviamo in uno stato di terrore perché questi uomini sono dei sadici, alcuni di noi vengono torturati, c’è una stanza in cui le persone sono legate a delle corde che scendono dal soffitto e subiscono violenze, io ho un altro corpo e un altro aspetto, le immagini sono parte di un film onirico che osservo e di cui, in alcuni momenti, sono partecipe – Riesco a fuggire, scappando per uno stretto tunnel verticale che porta verso l’alto, mi arrampico su una scala, raggiungo una stanza, incontro mio padre, è stanco ma c’è anche una grande calma in lui, mi dà dei soldi che aveva nascosto chissà dove e chissà per quanto tempo, mi dice delle cose, poi ci salutiamo – Sono fuori, è notte, c’è un fiume che scorre, lo attraverso camminando su un breve ponte, sono dall’altra parte e mi siedo su una panchina in un giardino, per terra è pieno di rifiuti, è un posto dove molte persone hanno passato i loro giorni protestando, in attesa che quelli rinchiusi nel luogo da dove sono fuggito fossero liberati, decido di tornare da mio padre, cerco di riattraversare il ponte ma il fiume si è ingrossato e in alcuni momenti ricopre il ponte di acqua, aspetto il momento giusto, arrivo dall’altra parte, c’è una rete metallica e al di là di essa vedo mio padre, mi avvicino, parliamo, poi mi dice di andare via, alcuni uomini arrivano dietro di lui, sono armati, le immagini adesso sono riprese dall’alto, lui prende un fucile e si spara alla testa, gli altri uomini sembrano dispiaciuti anche se erano andati lì per ucciderlo, alcuni di loro piangono, seduti per terra, rispettavano mio padre e a modo loro lo ammiravano – Sono lontano da tutto questo, cammino per una strada, cercando di tornare a casa, ho molti soldi con me, la notte che mi avvolge è un silenzioso mistero senza fine.

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