lunedì 25 luglio 2016

Glastonbury Tor



Teste di pesce lignee sbucavano dalle cortecce, attraversate da bagliori arancioni, luminosi e pulsanti, i rami si muovevano come serpenti nell’aria, le radici scavavano la terra, tentacoli vivi e striscianti, le gemme fiorivano in mandala colorati. La torre si ergeva sulla sommità della collina e la sua altezza variava da un momento all’altro, la vedevo toccare le nuvole e superarle e perdersi oltre la sfera celeste, poi diventare minuscola, come il pezzo di una scacchiera. Intorno i paesaggi vibravano in movimenti ondulati, estendendosi verso linee perdute d’orizzonte, una luce smeraldina veniva emanata dalle foglie e risplendeva cambiando di intensità nelle loro nervature, le nuvole si formavano e scomparivano a grande velocità, ridisegnando i pensieri in astrazioni azzurre e grigie, un cane aveva quegli stessi colori mentre correva sul fianco della collina, lasciando scie d’argento nell’aria, uomini e donne camminavano lenti, risalendo i pendii, avevano strane vesti medievali, lunghe e colorate, dei cappucci calati sulle teste e volti invisibili. Una ragazza suonava un’arpa e cantava, la sua voce era leggera e lucente come i suoi capelli, fili dorati che ondeggiavano nel vento, i versi degli uccelli, i minuscoli pollini che punteggiavano lo sguardo, le meraviglie del presente, la loro infinita quiete, una goccia di pioggia in controluce, gli arcobaleni del mio silenzio.

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