lunedì 11 luglio 2016

Bristol #6



Le strade erano lucide e le ombre si muovevano misteriose lungo le facciate di mattoni dei palazzi e una leggera pioggia accarezzava le superfici della notte. Le persone dentro ai pub, al caldo, bevevano birre e sidro mentre parlavano, fuori, sui marciapiedi, alcuni senzatetto erano rinchiusi nei loro sacchi a pelo, insetti dalle sembianze umane dentro bozzoli di vestiti e coperte sporche, non c’era nessuna metamorfosi ad attenderli, solo il freddo e il vuoto del futuro. Lo sguardo fisso di una donna in una mattina grigia e ventosa, i suoi occhi penetravano il nulla e lo oltrepassavano in visioni oscure e impossibili da capire, premonizioni e presagi, silenzi e misteri. Sono arrivato a Stokes Croft, continuava a piovere, seguivo il flusso dello spazio e del tempo, una porta bianca, sono entrato, una stanza con un pavimento ricoperto di assi di legno, strani quadri alle pareti, due ragazzi seduti dietro un tavolo, vicino alla porta, gli ho dato cinque pounds e loro mi hanno disegnato un punto interrogativo dorato sul dorso della mano. Sono andato in un’altra stanza, c’era un uomo che suonava la chitarra e alcune persone che lo ascoltavano, sedute per terra, su grandi cuscini colorati. L’atmosfera mi piaceva e allora sono uscito velocemente per andare a comprarmi una birra, la strada era ancora lucida, sono entrato in un off license, c’era un arabo dietro alla cassa, agli immigrati gli toccavano gli stessi lavori di merda che li aspettavano nel mio paese, si dovevano accontentare, non sarebbe mai cambiato nulla, ogni società imponeva ai propri schiavi le sue catene. Mi faccio stappare la birra e torno dentro la porta bianca, la musica continua a fluire, mi sento a mio agio, bevo e cerco dei contatti visivi. Una ragazza mi si avvicina, metà del suo volto è nascosto da una cascata di lunghi capelli ricci, ha un orecchino alla narice destra, il rossetto sulle labbra, la sua presenza è piacevole, ogni tanto ci guardiamo, senza parlare, poi lei comincia a cantare, sottovoce. Finisco la birra, esco e vado a comprarne un’altra, quando torno lei è seduta su un piccolo mobile bianco, mi metto dietro di lei, in piedi, è così vicina che posso sentire il profumo dei suoi capelli. Finisco la birra e devo andare a pisciare, attraverso un paio di piccole stanze, trovo il cesso, ci sono due ragazze in fila, stanno guardando dei quadri alle pareti, mi metto ad osservarli anche io, ce ne è uno con un enorme fungo dipinto, i suoi colori cambiano lentamente, illuminati da una lampada in un angolo, come in una esperienza psichedelica, le due ragazze stanno parlando proprio di questo, mi chiedo quando sarà il prossimo trip, mi auguro presto, anche se qui, ogni giorno che passo ha quella stessa incredibile densità.

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