mercoledì 20 luglio 2016

Bristol #7


Le ombre delle bottiglie di vino disegnate sulla parete bianca, le immagini sullo schermo di un cinema onirico, piccoli vinili che girano sui piatti, le luci rosse nella sala e le tavole di legno del palco, i sedili sfondati, l’odore dell’erba nei vicoli, gli uomini neri nascosti negli angoli, gli edifici obliqui, le vie di fuga dello sguardo verso punti immaginari, i capelli di una giovane ragazza tedesca e i suoi occhi azzurri, qualcosa di impossibile a cui nessuno dovrebbe mai credere. Cammino di notte e ho freddo, la birra in mano, un uomo mi chiede delle sigarette, scorrono fluide le ore trascinandomi con loro, luoghi e spazi che cambiano, le nuvole che mi accompagnano ovunque, i sorrisi luminosi del cielo, i miei silenzi, la sola possibilità che le divinità mi abbiano mai offerto, gli anni fuggiti, ero sempre io dovunque andassi, ci mettevo poco a trasformare le cose che avevo intorno, continuavo ad evitare le persone, aspettavo semplicemente i segnali da seguire, non riuscivo ancora a capire dove sarei arrivato, avevo dimenticato tutte le domande, perdersi era un nuovo modo per continuare, non esisteva nessuna disciplina, solo i respiri, quel vuoto e quella meraviglia, passo dopo passo, il vento che ascolta i sospiri dell’erba, il mio corpo che non ha più peso. 

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