giovedì 14 luglio 2016

Wells


Il verde era ondulato e variava in diverse tonalità, quando la luce lo abbracciava e i confini delle colline toccavano i limiti di un cielo basso e azzurro, dove le nuvole erano sospese e assumevano forme grottesche. Gli alberi oscillavano, con i fiori che sussurravano le dolci parole della primavera, piccole case di pietra e mattoni, sedute sui bordi delle strade. Nuove aperture dello sguardo, le staccionate di legno a dividere la terra, i paesaggi conosciuti in sogno, l’ombra di una mano che si allunga nel giorno fino a sfiorare le gemme dei rami ancora spogli. Gli occhi azzurri di un uomo anziano, le sfumature meravigliose di un mare interiore, il silenzio di un’antica libreria, le miniature nei vecchi manoscritti, le illustrazioni anatomiche, i codici medievali simili a mandala buddisti. Le macchie di colore sul pavimento di una chiesa e la musica che riempie le alte navate, ho acceso una candela e recitato nella mia mente una preghiera, tutte le persone a cui avevo donato il mio tempo negli ultimi anni erano scomparse, ci eravamo incontrati in una maniera così imprevedibile, non ricordavo più i loro nomi, erano stati così tanti, centinaia di volti, occhi, respiri e voci. Che io possa proseguire ancora sulla mia strada, che possa essere uno straniero come voi lo siete stati nella mia terra, solo un’ombra solitaria tra migliaia di corpi senza nome.

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